Il parco eolico di Poggio Tre Vescovi, che prevede l'installazione di 34 aerogeneratori nei Comuni di Casteldelci (Rimini), Badia Tedalda (Arezzo) e Verghereto (Forlì e Cesena) a una quota che varia da un minimo di circa 955 metri ad un massimo di circa 1140 metri, è, secondo Italia Nostra, «un modello di sviluppo sostenibile ed ecocompatibile del territorio, nonché una forma di promozione della sua cultura».Per qualcuno potrebbe trattarsi di una notizia clamorosa: Italia Nostra, che in Toscana e quasi ovunque si è opposta alla realizzazione di impianti eolici perché "brutti" ed impattanti con il paesaggio e l'ambiente, ha annunciato il suo sì ad un impianto eolico sull'Appennino.
La sezione di Italia Nostra di Sestino (Arezzo) spiega di essere «fortemente convinta che le aree marginali di montagna possano essere tutelate soltanto attraverso una forte politica industriale per la cultura del territorio che consideri la valorizzazione della cultura un fattore di innovazione per le imprese e i servizi, e non un'azione fine a se stessa.
Il parco eolico di Poggio Tre Vescovi, che prevede l'installazione di 34 aerogeneratori nei Comuni di Casteldelci (Rimini), Badia Tedalda (Arezzo) e Verghereto (Forlì e Cesena) a una quota che varia da un minimo di circa 955 metri ad un massimo di circa 1140 metri, è, secondo Italia Nostra, «un modello di sviluppo sostenibile ed ecocompatibile del territorio, nonché una forma di promozione della sua cultura».
«Questo giudizio positivo - chiarisce l'associazione - è maturato dopo una lunga e articolata analisi del progetto definitivo, di una sua comparazione con quello preliminare e di una sua comparazione con quelli relativi ad altri parchi eolici italiani. Il progetto definitivo va inquadrato nell'ambito di un processo decisionale partecipato e diffuso: la società proponente, oltre ad aver tenuto doverosamente conto degli esiti delle rilevazioni analitiche, non ha sottovalutato gli aspetti ambientali e le istanze provenienti dagli enti locali e dai cittadini, motivo per cui il progetto definitivo risulta sensibilmente migliorato rispetto a quello preliminare. Questo elemento di novità trova conferma nella dichiarazione di intenti, che si allega alla presente, firmata tra la società proponente e i Comuni di Verghereto, BadiaTedalda e Casteldelci, e ratificata dai rispettivi consigli comunali».
Che la questione sia una svolta per Italia nostra lo rivela un comunicato congiunto firmato anche dal Consiglio regionale Italia Nostra della Toscana nel quale si afferma che i livelli locali e regionali dell'associazine non sono «pregiudizialmente contrari ad alcun tipo di energia rinnovabile, tanto meno a quella legata allo sfruttamento della risorsa eolica. I loro pareri e giudizi sono strettamente correlati alla bontà o meno dei singoli progetti: per questo, se da una parte Italia Nostra Sestino e il Consiglio regionale sono favorevoli al Parco eolico di Poggio Tre Vescovi, dall'altra sono contrari a quello previsto sui monti Molinatico e Giogallo, nel comune di Pontemoli (Massa)».
A settembre verrà organizzato anche un convegno regionale di Italia Nostra Toscana proprio sul Parco Poggio Tre Vescovi «quale modello energetico alternativo ecosostenibile e diffuso, caso di federalismo interregionale e modello di processo decisionale "bottom-up" che ha riscontrato un forte apprezzamento nella cittadinanza, come testimoniano le nove assemblee pubbliche sin qui svolte».
In quell'occasione verrà presentata una relazione dettagliata su questo miracoloso progetto che ha avuto il via libera di un'associazione che ha più volte parlato di eco-mafia dell'eolico, ma ora spiega che «per capire che il parco eolico di Poggio Tre Vescovi non è concepito come una mera speculazione "all'italiana" per la quale il core business è rappresentato dal sistema degli incentivi ancorché dalle condizioni favorevoli di vento, ma come un'operazione di sviluppo economicamente sostenibile del territorio, occorre anzitutto esaminare i dati riferiti alla ventosità e alla produttività. Si può così osservare che la velocità media annua del vento a 80 m è pari a 7,7 m/s, valore che viene sostanzialmente registrato in corrispondenza di tutte le posizioni occupate dagli aerogeneratori. Si tratta di un valore eccellente che, in Italia, si registra prevalentemente lungo le coste e in mare, in corrispondenza degli impianti offshore. Questo dato diventa ancor più interessante se analizzato nel dettaglio, in corrispondenza di tutte le 16 postazioni: si può così notare che la velocità media annua scende sotto il livello dei 7 m/s in corrispondenza del solo aerogeneratore 34, laddove essa scende a 6,8 m/s, un dato comunque significativo per una regione come la Toscana».
Per quanto riguarda un altro tema ricorrente di Italia Nostra a sostegno dell'opposizione all'eolico, l'impatto con la fauna, l'associazione spiega che «possono presentarsi riduzioni di energia determinate da variabili esogene rispetto alla ventosità, legate alla tutela della fauna e dell'ambiente, che spesso non vengono tenute in considerazione per mere esigenze economiche: non è il caso del progetto in oggetto, che ha previsto un fermo forzato di 14 aerogeneratori (....) per preservare i chirotteri (pipistrelli). Considerando che la loro attività è esclusivamente notturna, limitata alla stagione estiva e alla bassa ventosità, il progetto prevede il fermo annuo delle suddette macchine nei mesi di maggio, giugno, luglio, agosto e settembre, nelle ore di maggiore attività di questi uccelli (in realtà sono mammiferi, ndr), cioè nelle 2 ore successive al tramonto e nelle 2 ore antecedenti l'alba, con una velocità del vento inferiore ai 5 m/s, per un totale di 366 ore».
Anche l'accusa di "voler fare soldi con l'eolico" «il progetto definitivo contempla anche un'ipotesi "estremamente cautelativa", che prevede una produzione annua media di energia per ogni aerogeneratore pari a 6705 megawatt/ora per una produzione complessiva annua di 241,386 gigawatt/ora, che equivalgono a 2235 ore. Il costo dell'investimento iniziale è stimato in 250 milioni di euro. La redditività lorda media annua attesa è pari a circa 20 milioni di euro». Si tratta ugualmente di un bel gruzzolo ma secondo Italia Nostra «un altro aspetto utile a far capire la sostenibilità dell'operazione e la natura partecipativa del processo decisionale è il modello gestionale prescelto: l'azionariato diffuso. Si tratta di un "unicum" in Italia per quanto riguarda lo sfruttamento della risorsa eolica (un caso di azionariato diffuso si registra soltanto nel caso dell'impianto di smaltimento rifiuti di Peccioli, nel pisano). La società proponente intende adottare in Italia un principio che in Germania, dove ha sede, è già consolidato e apprezzato: la partecipazione diretta dei cittadini. In altri termini, la società proponente intende affidare la gestione di una porzione del parco (il "quantum" è legato al numero di adesioni) a una public company di nuova costituzione, aperta ai cittadini e agli enti locali residenti nei comuni di Badia Tedalda, Casteldelci, Verghereto e, più in generale, nei comuni delle comunità montane di appartenenza dei tre comuni stessi (Comunità Montane dell'Appennino Cesenate, Valtiberina Toscana e Alta Val Marecchia). I soci di maggioranza della nuova società sono, quindi, "la gente del posto". I suoi compiti sono legati all'attività amministrativa, tecnico-manutentiva e di vigilanza, e potrà agire in regime di autorizzazione propria svincolata dall'autorizzazione unica del progetto. I cittadini, quindi, hanno la possibilità di divenire azionisti di un "prodotto finanziario" sicuro, garantito e vicino: affinché tutti possano essere messi in condizione di partecipare, la sezione Italia Nostra di Sestino ha chiesto alla società proponente di prevedere "lotti minimi" di investimento sostenibili. L'attività della public company in fase di esercizio e il coinvolgimento dell'imprenditoria locale nella fase di cantiere garantiranno nuovi posti di lavoro per i "giovani del posto", che verranno formati direttamente dalla Geo Italia».
Mentre in occasioni analoghe Italia Nostra si è opposta non credendo alle promesse inquesto caso la svolta è evidente, dato che sottolinea quanto scritto nel progetto: «Ai soci si apre una prospettiva economica; alla forza lavoro locale si offre un'opportunità di lavoro. Se a tutto ciò si aggiunge la possibilità di coinvolgere l'imprenditoria locale anche nella fase a del progetto, potrà veramente affermarsi che il parco eolico non è solo sul territorio ma appartiene al territorio». E ancora: «Geo Italia offrirà consulenza tanto nella fase organizzativa (costituzione della public company) quanto in quella finanziaria nella trattativa con le banche finanziatrici. Non va dimenticato il fatto che la partecipazione diretta dei cittadini è sinonimo di trasparenza perché gli li amministratori della public company saranno necessariamente espressione dei soci e dovranno, dunque, rispondere alla "gente del posto". Un altro fattore non secondario è la possibilità concessa ai Comuni di acquistare uno o più aerogeneratori: si tratta di un'operazione finanziaria sicura e fortemente remunerativa, se considerata la redditività media annua lorda stimata e le agevolazioni fiscali previste dalla normativa vigente per gli Enti locali (reddito non soggetto a tassazione Irap e Ires)».
A questo va aggiunta la sostenibilità della fase di dismissione dell'impianto: «La vita utile degli aerogeneratori è, in media di 20 anni. Al termine, l'area deve essere smantellata e bonificata». E la dichiarazione di intenti s dice per le pale di alla Geo Italia: «I Comuni si assicurano, attraverso polizze fideiussore, garantite da banche e/o assicurazioni, pagate dalla società costruttrice, che a fine vita dell'impianto dovranno essere allontanate tutte le opere fuori terra e parte delle fondazioni visibili, al fine di recuperare la continuità ecologica, l'andamento orografico e la copertura erbacea originaria mediante tecniche di ingegneria naturalistica».
Quindi «verificata la sostenibilità finanziaria del progetto e apprezzata la natura partecipata e diffusa del processo decisionale, la sezione Italia Nostra di Sestino, coerentemente con le sue finalità statutarie, ha analizzato il progetto sotto il profilo meramente tecnico per valutarne la sostenibilità sotto il profilo naturalistico e ambientale. Anche sotto questo profilo, il giudizio della sezione Italia Nostra di Sestino è positivo: il progetto definitivo si impegna a garantire la tutela dell'ambiente, della fauna, della flora e, più in generale, del territorio. Tutti i 34 aerogeneratori sono posizionati in aree prative: nessuno insiste su aree boscate omogenee e di prestigio, come verificato direttamente in loco». Co sarebbero però due criticità: la distanza tra gli aerogeneratori e i nuclei abitati (Area di Impatto Locale), infatti se la maggior parte delle abitazioni e dei nuclei abitanti si trovano a d oltre 4 km. dagli aerogeneratori, 9 centri abitati di piccole dimensioni sono tra 600 e i 2000 metri ed anche se «Tale distanza potrebbe essere superiore nel caso in cui tutti gli aerogeneratori fossero disposti a linea orizzontale, e non a "griglia", come previsto dal progetto definitivo: Italia Nostra Sestino, tuttavia, ritiene indispensabile mantenere questa attuale disposizione perché contribuisce a ridurre l'impatto visivo. La soluzione ideale potrebbe essere quella di eliminare gli aerogeneratori troppo vicini: Geo Italia, in linea di principio, sarebbe d'accordo, soltanto se l'allacciamento del costruendo cavidotto di collegamento alla linea ad Alta Tensione (132 Kv) fosse stato previsto a Badia Tedalda, come da progettazione preliminare, e non a Castelnuovo, nel comune di Pieve Santo Stefano, come imposto da Terna. Va precisato che il tracciato del cavidotto imposto da Terna senza alcuna motivazione di carattere tecnico è lungo 30 km, mentre quello previsto dalla GEO in sede preliminare soltanto 8 km. È evidente che una simile differenza, oltre che garantire un minore impatto visivo, avrebbe determinato un abbattimento dei costi e, di conseguenza, una riduzione del numero degli aerogeneratori. Stante le attuali condizioni, una riduzione degli stessi avrebbe conseguenze sul modello gestionale, mettendo a serio rischio la forma dell'azionariato diffuso, aspetto, questo, che Italia Nostra Sestino non intende mettere in alcun modo in discussione».
Il secondo problema è la dimensione delle piazzole per il montaggio degli aerogeneratori che richiede aree vaste e ma Italia nostra non sio scoraggia: «L'obiettivo deve essere, anche in questo caso, quello di ridurre al minimo l'impatto ambientale: il progetto definitivo soddisfa questo principio laddove prevede di costruirle a forma poligonale così "da limitare al massimo l'uso del territorio e far sì che quindi le aree occupate rappresentino il minimo indispensabile per il corretto ed agevole montaggio delle torri." Confortante la previsione secondo cui, al termine delle fasi di montaggio, verranno smantellate le parti delle piazzole provvisorie non più necessarie riducendo "la piazzola definitiva a una dimensione minima in pianta di 25 x 30 m pressoché coincidente con l'area in cui sarà realizzato il plinto di fondazione dell'aerogeneratore." Italia Nostra Sestino, tuttavia, stante la disponibilità della società proponente, auspica che la stessa si impegni trovare una tecnica di montaggio che riduca ulteriormente la dimensione di dette piazzole e, di conseguenza, la lunghezza dei rami secondari di accesso alle stesse». ( greenreport.it)
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