Sestino rivuole la sua "storia"

Giancarlo Renzi "I ritrovamenti avvenuti testimoniano dell’esistenza di un insediamento di popolazioni prima metà del III sec. a.C"

E' in mostra, fino all'8 gennaio, presso il Museo Archeologico di Perugia, nell'ambito della Mostra "Screhto Est. Lingua e scritturategli antichi Umbri", l' "aes signatum" di Sestino: cioè la più antica testimonianza (prima metà del III sec. a.C.) dell'esistenza di un insediamento di popolazioni, giunto fino a noi con il nome Sestino. Rappresenta su ambo i lati due bovini, con una iscrizione sul davanti. Rinvenuto a fine Ottocento sulle colline prospicienti Città di Castello e perciò attribuito al "municipium di Tifernum Tiberinum", questo prezioso reperto fu venduto a studiosi tedeschi. Benchè studiato da insigni archeologi e numismatici, il "bronzo" sestinate per molto tempo non ha avuto molta divulgazione. E si può dire che è stato "riscoperto" dallo studioso Franco Benucci e valorizzato dalla Amministrazione comunale di Sestino, che, nel momento in cui realizzava importanti progetti per il rilancio del suo patrimonio storico e archeologico, ne ha fatto una bandiera. Da allora - fine anni Novanta - si sono moltiplicate le edizioni scientifiche, sia ad opera della biblioteca comunale di Sestino, sia come divulgazione, essendo stato assunto tra i simboli della presenza in Appennino del progenitore della razza Chianina, con l' "Associazione Nazionale Città della Chianina" e gli studi dei tecnici dell'ANABIC. Ed anche per questo, grazie al lavoro di sensibilizzazione del poeta austriaco Karl Lubomirscki, Sestino chiese ed ottenne una copia dell'Aes Signatum collocato nel Museo di Berlino, allestendo una sala didattica dedicata a questo "certificato" dell'antichità umbra di Sestino, prima di diventare città romana. Il catalogo della mostra di Perugia dedica un'ampia scheda – opera di Cristina Migliorati – a questa "barra monetale", importante per la stessa diffusione della civiltà Umbra, giacchè essa rappresenta il reperto più a Nord delle testimonianze epigrafiche epicorie di questa antica popolazione italica. Ma ripropone anche la discussione sulla esatta interpretazione dell'iscrizione che contraddistingue la tavola di bronzo. Una discussione, invero, che inizia fin dal suo rinvenimento e che poi si polarizza su due versioni, ancora aperte presso gli studiosi: se essa significhi "bosco sacro di Sestino" o "villaggio di Sestino", mentre resta più variegata la discussione sulla sua funzione. La mostra di Perugia e il convegno di studi che l'ha affiancata, riaprono un dibattito, che Sestino segue con evidente interesse e che comunque conferma l'importanza storico/archeologica di questo reperto, che Sestino spera di avere in forma provvisoria anche in originale, nel momento in cui ripartiranno i programmi di valorizzazione di una delle sue più forti attrazioni e fonte di cultura e di economia, cioè il suo importante patrimonio di arte e testimonianze antiche.
Giancarlo Renzi (Saturno Notizie)

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