Il fronte dimenticato

Il Punto del vice capo servizio della redazione de “La Nazione”di Arezzo
A due giorni dal termine delle nevicate ci piace pubblicare questo articolo e ringraziamo.
Arezzo, 13 febbraio 2012 - Sono loro il fronte dell’emergenza dimenticata. Parliamo dei comuni di montagna che sono abituati a soffrire in silenzio, mentre l’attenzione dei media, anche la nostra, è concentrata sui centri urbani più importanti, a cominciare dal capoluogo. Ad Arezzo abbiamo sofferto (ma ci siamo ben difesi) per pochi centimetri di neve, loro gemono da giorni e giorni sotto un manto che adesso si misura in metri. Perché Badia Tedalda, Sestino e (in Casentino) Badia Prataglia, sono l’estrema propaggine appenninica della provincia, quella che già si affaccia sul versante adriatico della penisola che è il più colpito dalla bufera, si chiami Burian o Blizzard. Vedere per credere le immagini di Cesena, Urbino o dei paesi abruzzesi. Il nostro, spesso dimenticato perchè poco abitato e quindi con poco peso, confine verso la Romagna e le Marche ha subito la strisciata dell’emergenza, ma è bastato a metterlo in ginocchio.
Sono comuni poveri (almeno in relazione al reddito aretino), isolati, con vie di comunicazione già antiquate in condizioni normali. Figuriamoci quando sulle mulattiere di Viamaggio o dei Mandrioli c’è una muraglia di neve alta più di un uomo.  Bene, è il momento di non far sentire sola la gente delle due Badie o di Sestino, è il momento di connetterci per un attimo con i loro guai. Sono piccoli e con pochi mezzi, ma hanno dimostrato una capacità straordinaria di resistere alla tempesta. Ora tocca anche a noi che stiamo più in basso ricordarsi che le valli dell’appennino non sono solo il luogo delle gite estive. C’è gente che ha bisogno di tutto, anche di noi.

di Salvatore Mannino

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